Credo che nell’arte e nell’artigianato il concetto di maggiore importanza sia quello di identità; identità intesa in termini di unicità ed originalità dell’artista e conseguentemente dell’opera stessa.
Viviamo in un’epoca in cui tutto può essere alla portata di tutti, in cui il copiare sembra aver oltrepassato i limiti del plagio. È un’omologazione di preferenze e di stili, dove il creatore viene letteralmente gettato nell’ombra, diventando anonimo e irriconoscibile.
È una società in continua corsa, la nostra. Una continua corsa in cui la velocità non è sinonimo di dinamicità, e in cui l’atto creativo diviene privo di valore. Analogamente al fast fashion, anche l’arte sembra essere diventata fast. Si fa di tutto per rientrare in un mercato del momento, senza pensare quanto effettivamente le proprie opere possano restare nel tempo ed acquisire gradualmente un valore sempre più alto.
Le vere opere d’arte non hanno un tempo: esse fanno parte di una continua linea che dal presente si imprime nel passato e continuando per la via del futuro, segnando la cultura delle generazioni successive.
Noi non vogliamo opere vuote, opere anonime, opere viste. Noi, nelle opere, dobbiamo vedere l’anima dell’artista.
La Storia dell’arte deve servirci come risorsa. Dobbiamo guardare sempre ai grandi Maestri, ma non per riprodurre le loro opere, o per prendere ispirazione dalla loro tecnica artistica. Dobbiamo guardare ai grandi Maestri del passato per comprendere il perché essi sono rimasti nella Storia dell’arte, quali segni li hanno caratterizzati, messi in risalto rispetto agli altri.
Nell’arte e nell’artigianato, l’identità è fondamentale.
Monet fece sì che la luce diventasse pilastro fondamentale della sua ricerca artistica; dipinse una serie di 25 opere che ritraevano i covoni in modi diversi, da diverse angolazioni, in diverse condizioni di luce e stagioni. Con la serie Covoni, Monet dipinse su tela metamorfosi della natura.
E così con le Ninfee, una serie che consta più di 250 dipinti.
Ma ciò che rese ancor più originale Monet fu il desiderio di distaccarsi e opporsi all’arte accademica, prediligendo una nuova libertà pittorica. Abbandonò disegni preparatori e le rese nitide e definite, a favore di una pittura più naturale e diretta.
Quando oggi ci ritroviamo difronte ad un’opera di Monet, pur non avendo sotto gli occhi alcun cartellino che ne indica la paternità, noi siamo in grado – alla sola vista dell’opera – di affermare “Quello è un Monet!”.
E così, anche nella moda – per quanto non sia mio campo - Chanel diede vita ad una sua identità (che oggi chiamiamo brand), diventando un’icona di stile per donne emancipate.
Artisti ed artigiani oggi devono aspirare a questo.
Devono liberarsi da ogni pregiudizio e da ogni timore: dal timore di non piacere, dal timore di non vendere, dal timore di essere diversi. Devono liberarsi dall’idea di dover seguire obbligatoriamente una moda di mercato.
Io, da collezionista, non voglio acquistare un’opera che già un altro artista realizza. Voglio un’opera che sia unica davvero, un’opera con cui entrare in una naturale empatia.
Dovete essere un valore aggiunto per il mondo dell’arte e per la società.
Ma come differenziarsi?
Per differenziarsi credo sia fondamentale mettere in atto una duplice ricerca: una ricerca di soggetti e materiali e una ricerca in sé stessi che porta all’acquisizione, poi, di quel linguaggio unico e personale.
Ponetevi sempre domande, interrogatevi e mettetevi in dubbio.
Cosa differenzia le vostre opere da quelle degli altri?
Quali valori?
Quale etica?
Quale tecnica e materiale?
Quale sentimento e quale obiettivo?
Qual è il vostro segno?
Siate unici,
solo in questo modo riuscirete a risplendere in mezzo ad un miliardo di stelle.
Dott.ssa Beatrice Cordaro
Storico dell’arte e curatore
Scopri di più sul sito di Studio Arte 22 oppure sul profilo instagram @beatricecordaro.artcurator
1 commento
Mikky Eger
Un testo molto giusto e sensato! Mi ha piaciuto molto la lettura!
Grazie!
Un testo molto giusto e sensato! Mi ha piaciuto molto la lettura!
Grazie!